27/04/2016
Dopo i recenti fatti di cronaca, qualora dovesse servire, è bene specificare una cosa: se davvero esiste qualcuno che millanta di applicare il metodo Hamer, forse è davvero meglio per il bene di tutti metterlo in prima pagina e prendere provvedimenti, perché il metodo Hamer non può funzionare in alcun modo per un semplice motivo: NON ESISTE NESSUN METODO HAMER!
Chiaramente al netto delle eventuali fantasie giornalistiche. Ma non è questo il punto.
Sono passati 40 anni da quando il dott. R.G.Hamer ha codificato la corrispondenza tra conflitti psichici e manifestazioni organiche corrispondenti (che noi chiamiamo malattie), ed ancora oggi si continua a creare confusione. E tutto ha un senso.
Io non da molto che mi occupo di questo argomento specifico, non è più di due tre annetti, ma questo tempo mi è stato sufficiente per capire almeno l’aria che tira.
Ricordo ancora quando inizialmente mi ero iscritto a fantomatici “gruppi di ricerca” su facebook, dove in teoria si dovevano studiare insieme le evoluzioni delle ricerche; gruppi anche di 10.000 persone che in buona sostanza non facevano altro che chiedere spiegazioni dei loro sintomi, pregando chiunque di dargli risposta o di consigliare loro qualche medico che si occupasse di Nuova medicina Germanica.
A questo punto direi che è normale che le cose vadano così.
Il dottor Hamer non ha fatto altro che darci la possibilità di non spaventarci più di fronte alle manifestazioni di modifica transitoria degli stati fisici del corpo, definendo per ognuno la causa specifica con una corrispondenza valida nel 100% dei casi.
E quindi da buoni operai tutti coloro che hanno deciso di seguire questo METODO DIAGNOSTICO, e non METODO TERAPUETICO, ad ogni sintomo cercavano risposta in qualche evento vissuto in modo inaspettato ed inatteso. E poi? Nulla, tutto continuava come prima: il corpo si andava a riassettare, aspettando che prima o poi quel sintomo tornasse. Questo perché come diceva anche il dottor Hamer, “non si muore di malattia, ma sempre e solo di recidive”.
Il punto è questo: se noi non cambiamo nulla nel sentito che la nostra particolare personalità ha di fronte ai fatti della vita, ogni volta reagiremo nello stesso modo, e quindi manifesteremo sempre le stesse patologie caratterizzate dagli stessi sintomi, fino a quando il rimaneggiamento dei tessuti del corpo corrispondenti a quel particolare conflitto non ce la faranno più e collasseremo sotto il peso dei nostri calli dolenti. Fenomeno altrimenti conosciuto come morte.
E quindi ecco in quei famosi gruppi facebook ergersi troppo spesso i paladini del proprio ego, pronti a dar spiegazione delle cause dei vari sintomi. Ma dire a qualcuno il perché si ha un sintomo, può offrire davvero una modalità d’uscita sia per capire COME MAI ci siamo sentiti presi in contropiede in quel particolare evento? Ci serve per iniziare un vero e proprio processo di cambiamento/crescita necessario ad evitare la già citata recidiva?
Dopo 40 anni si continua a utilizzare la Nuova Medicina Germanica per sapere, di fatto, senza paura ed in modo sereno, di che cosa moriremo: davvero ci basta? Davvero continuiamo ad accontentarci di sentirci dire di quale morte moriremo?
Nulla che possa anche solo lontanamente far pensare alla presa di coscienza personale di un percorso di vero e proprio cambiamento.
Ricordo ancora un episodio nel quale fu chiesto in uno di questi gruppi se si avevano nominativi di terapisti di Nuova Medicina Germanica, e ricordo di aver dato candidamente il nome di Manuele Baciarelli (ideatore dell’Enneagramma Biologico), ossia di una delle poche persone che ha tentato di dar forma alla annosa questione dello spostamento consapevole delle recidive. E ricordo la risposta inviperita di 10 persone che schifate mi scrissero: “ma Baciarelli non è un medico, è un naturopata, e noi vogliamo un medico!”.
Fu il giorno nel quale tolsi la mia iscrizione da tutti i gruppi. Ma davvero crediamo che la risposta sia un’altra volta nelle certificazioni di laurea di persone che, per quanto riguarda questo particolare argomento, partono da 0 come tutti gli altri? La risposta è che in realtà si cerca la soluzione esterna, socialmente riconosciuta, comunque il “più ufficiale” possibile. Si sta perdendo di vista il punto centrale, ossia quello nel quale SIAMO NOI A DOVERCI RICENTRARE SU NOI STESSI.
Chiunque, anche senza laurea in medicina, può dirci la causa specifica di ogni sintomo: basta alzare il sedere dal divano e aprire i libri di Hamer, Beltrammi, Pfister, Trupiano, ed anche il mio, per consultare tabelle che lo spiegano. Ma cosa diamine serve d’altro che un medico potrebbe darci? La realtà è che si vuole essere certi di andare da qualcuno che, già che siamo lì, magari ci consiglia la terapia chimica (farmacologica, omeopatica o naturale che sia) più adatta a farci scomparire i sintomi. Ma si continua a non voler comprendere che in realtà l’unica cosa che conta è capire PERCHE’ interpretiamo la vita in un certo modo, dato che sono solo i veli della nostra personalità quelli che CREANO LA NOSTRA IDEA DI COSA E’ CONFLITTUALE E COSA NO.
E finchè non capiamo chi siamo come diamine possiamo credere di cambiare e di evitare le recidive?
E va bene, se volete andare a farvi dare l’ibuprofene, la valeriana, l’agopuntura, il reiki o quello che volete, fatelo, ma la prossima volta comunque il vostro cervello vi creerà gli stessi sintomi se voi applicate sempre il vostro solito “sentito” al vostro solito “vissuto”. Questo è un dato di fatto che vale non solo per tutti noi, ma per tutti i protagonisti del campo di osservazione quantico.
Il punto diventa una volta per tutte: abbiamo deciso davvero di smetterla di essere la solita persona che ovviamente avrà sempre la stessa vita e quindi lo stesso modo di osservarla e quindi lo stesso modo di interpretarla? E quindi gli stessi sintomi con (prima o poi) la logica morte?
Altrimenti davvero faremo tutti la fine della protagonista del caso appena scoppiato sui giornali che affetta da melanoma, è morta continuando a ripetere frasi nelle quali compariva sempre “ho paura di non farcela”, “ho paura che la malattia vada avanti”, “ho paura di non avere abbastanza tempo”, “ho paura che gli altri non capiscano la mia scelta”. Alla fine le complicanze respiratorie l’avrebbero comunque uccisa indipendentemente dal melanoma. E lì non c’è terapia medica od olistica che tenga: quando la modalità “paura” del 6 dell’enneagramma entra in gioco, cercherà di perpetrare se stesso in un loop di autoconservazione che come ben sapete porterà esattamente a quella fine.
Per rispetto alle continue morti, e al lavoro mastodontico di Hamer e delle persone già citate è arrivato il momento di fare una scelta: cosa ce ne facciamo delle 5 Leggi Biologiche? Continuiamo ad usarle per sapere di cosa andremo a morire o iniziamo a leggerle per quello che davvero sono, ossia la storia evolutiva che ha permesso delle conquiste basilari nella specie che ora ci dicono un’altra volta su quale parte di cammino siamo?
Capire dove siamo in questo momento ci può dire dove è più coerente andare per smettere di essere quello che continuiamo ad essere per cominciare a divenire ciò che già abbiamo capito ci può far avanzare nell’evoluzione.
Dobbiamo essere noi i totali padroni delle motivazioni alla base del nostro iter terapeutico. Va bene consultare chiunque, medici, naturopati, santoni, fruttivendoli, oracoli o chiunque altro ci potrà dire quello che potremmo scoprire da soli con un qualsiasi libro di Hamer; ma il punto è: siamo pronti a cambiare per riallinearci alla continua espansione evoluzionistica dell’universo e quindi della creazione?
Proviamoci insieme.
Maurizio Forza